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SCIGHERA 990

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Sono nato il 24 maggio del 1986 a Milano, dove vivo tuttora e dove, dopo la maturità scientifica, mi sono laureato in Industrial Design presso il Politecnico.

 

Parallelamente al corso di laura ho lavorato come collaboratore e tester per la rivista Motociclismo, per la quale ho redatto diversi articoli tra il 2007 e il 2012.

Attualmente ho una posizione commerciale in un multinazionale spagnola del settore arredo.

 

Appassionato di moto fin da ragazzino, ho sempre amato personalizzarle con qualche modifica.

 

Tra queste la Cagiva Prima 50 del ‘92, la Aprilia RS125 del ’98, la Kawasaki ZX-6R 2003, la Honda CBR 600 RR del 2005 e la divertentissima KTM 690 SM dello stesso anno.

Non ultima, la Supermono Aprilia con motore Pegaso 650 e telaio RS125, costruita nel mio periodo (mai chiuso) di “febbre monocilindrica”.

 

Le mie grandi passioni sono il natural body building, che pratico a livello agonistico dal 2012 e la tassidermia (“imbalsamazione”) dei pesci, specialità di cui sono stato due volte Campione Italiano e Campione Europeo nel 2014.

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Christopher Carlotti

 

pise24@hotmail.it

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LA STORIA

SEPARATI IN CASA

 

Sgraziata nelle forme, poco intuitiva da guidare, assetata nei consumi, inaffidabile, datata.

La prima versione della Super Duke  è come una compagna rompicoglioni: o la mandi a quel paese, o diventi indifferente ai suoi capricci e te la fai andare bene per il quieto vivere. In poco più di 5000 km ci ha messo del suo a farsi odiare: attuatore della frizione rotto, ruota libera polverizzata, noie elettriche di ogni tipo. Nemmeno da guidare mi è mai piaciuta granché, con quella distribuzione dei pesi tutta da interpretare, l’angolo di sterzo chiuso, le oscillazioni sul veloce.

Io a “silurarla” ci ho provato con qualche annuncio ben piazzato. Macché.

Qualche nota positiva c’è, comunque. Il motore  è pornografia pura: potente, elastico e non castrato dall' elettronica, con una schiena da trattore. Le sospensioni e i freni reggono bene gli anni e a parte una taratura un po' rigida, non si può rimproverare nulla. A suo tempo KTM investì parecchio in questo progetto. Fu la prima moto stradale (se si esclude la Duke monociclindrica) presentata dalla Casa Austriaca. E si vede! Quante volte mi sono chiesto cosa avesse bevuto Gerald Kiska mentre  disegnava la S.D.

 

SOTTO IL VESTITO NIENTE

 

E’ l’agosto del 2016 quando, di ritorno da una breve vacanza in Liguria, decido di rimpiazzare la S.D.

Le visite a siti di vendita e scambio dell’usato sono più che mai frequenti. Frenetiche. Oggi mi piace questo, domani mi piace quello. Infondo, non mi piace nulla. Una è comoda ma è brutta. L’altra è sportiva ma è un’asse da stiro. L’altra ancora costa troppo (quasi tutte).

Avete mai provato ad autoconvincervi della “RAGIONEVOLEZZA” dell’acquisto di una moto? Lasciate perdere. La moto è puro godimento e non ha nessuna utilità. Non è indispensabile. Difficilmente la capienza di un bauletto da 55 litri e sospensioni morbide convertiranno uno smanettone incallito ad una tuttofare per il suo tragitto casa ufficio disseminato al 50% da pavè. Piuttosto la morte, ma con i semimanubri cazzo!  Ancora: vai a dire “all’invornito” di quella Marca “lì”che quella moto “lì” ha quel problemino “lì”. Lui la vuole. Punto. Ma a me ‘sto popò di bidone che ho in garage non piace e a meno che non la rifili a un affarista rumeno, difficilmente riuscirò a disfarmene limitando le perdite o a rimpiazzarla senza fare debiti.

Accade poi, che in un pomeriggio di settembre, senza motivo, mi ritrovo in garage armato di brugole e chiavi inglesi e comincio a smontare pezzi qui e là. Manutenzione? Furia omicida? Tempo da perdere? Fatto sta, che nel giro di un’ora la moto è ridotta a ciclistica e motore.  Solo a quel punto mi rendo conto che Kiska deve averci dato parecchio dentro di grappa per aver fatto degenerare quel piccolo prodigio di meccanica in un transformer abortito. Il telaio, visto dall’alto, è largo una spanna o poco più. (24 cm per l’esattezza  n.d.r). i silenziatori pesano quanto un termosifone di ghisa. Basta rimuoverli per scorgere un posteriore pulito e slanciato. La vista del telaio nudo è splendida e rimango sbalordito da quanto la moto sia compatta nel suo insieme.

Senza che me ne renda conto, un tarlo si è già insinuato.

 

PAZZA IDEA 

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Chi conosce i miei trascorsi motociclistici sa che ogni veicolo a due ruote che ha varcato la soglia del mio garage non ne è mai uscito senza qualche personalizzazione. Una volta ho costruito anche un supermono.

Qui però non bastano un paio di  adesivi  e un portatarga aftemarket per salvare la situazione …

 

...Mi ritrovo seduto su un secchio di vernice in un angolo del box a fissare la moto. “Certo se il serbatoio  fosse fatto in questo modo, se la sella avesse questo profilo….. se lo scarico non fosse “qui " ma “là”….”.

A questo punto ho già in mano carta e matita. Poi cartone, nastro adesivo, forbici, legno, stucco, vetroresina, pelle. Di nuovo carta e penna, tastiera del pc, attrezzi, campioni colore…

Ancora non ero cosciente del guaio in cui mi stavo cacciando...

 

(segue alla pagina OFFICINA)

 

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